Biografia
Medaglia d'oro al valor militare alla memoria
(Senglea, 10 agosto 1915 – La Valletta, 28 novembre 1942)
è stato un rivoluzionario, agente segreto e patriota maltese.
Nato in una nota famiglia cattolica e nazionalista maltese, a 14 anni si iscrisse alla OGIE (Organizzazioni Giovanili Italiane all'Estero) di La Valletta e dopo quattro anni, mentre frequentava con profitto anche il liceo d'arte Umberto I, fu inviato a Roma per frequentare un corso di Capo Centuria. Terminato gli studi liceali, si trasferì a Roma dove frequentò l'Accademia di Belle Arti senza trascurare l'attività politica: entrò in contatto col gruppo degli irredentisti maltesi e collaborò col prof. Umberto Biscottini ed altri intellettuali dell'Archivio storico di Malta. Con loro maturò la sua idea che i britannici stavano distruggendo "l'anima italiana" di Malta e che fosse necessario scacciare gli inglesi per il ritorno dell'isola alle sue origini. Con queste motivazioni Pisani (così come altri studenti maltesi che condividevano le stesse idee) si iscrisse al Partito Fascista divenendo Camicia Nera. L'entrata nella guerra dell'Italia (10 giugno 1940) lo sorprese ancora a Roma. All'indomani dello scoppio della Seconda guerra mondiale, si arruolò nella Milizia (MVSN) ottenendo il grado di sotto capo manipolo. Entrò anche a far parte del Servizio Informazioni Militare (SIM). Chiese ed ottenne, inoltre, la cittadinanza italiana rinunciando a quella britannica e restituendo il suo passaporto attraverso l'ambasciata statunitense di Roma che rappresentava il Regno Unito. Fu quindi inviato in Grecia con la Compagnia Speciale del Gruppo CC.NN. da sbarco della 50a Legione partecipando all'occupazione italiana di Cefalonia. Offertosi volontario per una spedizione ricognitiva a Malta propedeutica all'invasione dell'isola, il 18 maggio 1942 sbarcò segretamente alle Scogliere di Dingli di Ras id-Dawwara divenendo l'avanguardia informativa dell' Asse nell'invasione dell'isola. Trasferì, quindi, i viveri in una grotta che conosceva da ragazzino, ma una tempesta insolitamente forte dopo soli due giorni si portò via viveri ed equipaggiamenti tanto che, messo alle strette dal bisogno, fu costretto ad attirare l'attenzione di una barca in perlustrazione e fu ricoverato in un ospedale militare. Lì Pisani fu riconosciuto dal capitano Tom Warrington, un suo amico d'infanzia, che lo denunciò. Fu quindi trasferito nella prigione Corradino, interrogato ed accusato di tradimento. Il 12 novembre fu giudicato a porte chiuse per evitare le proteste dei Fascisti maltesi, i cui esponenti principali a quel tempo erano già stati deportati in campi di prigionia ugandesi o espulsi verso l'Italia. La giuria, composta da militari in quanto il codice civile era stato sospeso per lo stato di guerra, lo riconobbe colpevole di spionaggio e tradimento condannandolo a morte. Contro l'accusa di tradimento cercò di far valere la sua rinuncia alla cittadinanza britannica a favore di quella italiana e la partecipazione a combattimenti inquadrato nell'Esercito Regio. Quest'ultima annotazione fu, anzi, considerata come un'aggravante in quanto la Grecia era alleata del Regno Unito. Il 19 novembre fu emessa la sentenza a morte per impiccagione per tradimento e cospirazione contro il governo di Sua Maestà britannica. La sentenza fu eseguita alle 7:34 del 28 novembre 1942 nella prigione Corradino.
Il Re Vittorio Emanuele III gli conferì motu proprio la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria. Le notizie sulla sua morte erano però frammentarie: per questo motivo, credendo che Borg Pisani fosse stato fucilato, nelle motivazioni si fa riferimento al piombo del plotone di esecuzione:
«Irredento maltese e, come tale, esente dagli obblighi militari, chiedeva ripetutamente ed otteneva di essere arruolato, nonostante una grave imperfezione fisica. Come camicia nera partecipava alla campagna di Grecia, durante la quale contraeva una infermità per cui avrebbe dovuto essere sotto posto ad atto operatorio, al quale si sottraeva per non allontanarsi anche solo per pochi giorni dal campo di battaglia. Conseguita la nomina ad ufficiale della milizia artiglieria marittima, chiedeva insistentemente di essere utilizzato in una rischiosissima impresa di guerra, alla quale si preparava in lunghi mesi di allenamento e di studio, in perfetta serenità di spirito e in piena consapevolezza della gravità del pericolo. Catturato dal nemico, riaffermava di fronte alla corte marziale britannica di Malta la sua nazionalità italiana e cadeva sotto il piombo del plotone di esecuzione al grido di: «Viva l'Italia!». Fulgido esempio di eroismo, di fede, di abnegazione e di virtù militari, che si riallaccia alle più pure tradizioni dell'irredentismo.» — Malta, 1942
La sua tomba si trova ancora all'interno del recinto del carcere "Corradino". Nella sua cella fu ritrovata la scritta: "I vili ed i servi non sono graditi al Signore".